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alla 1° pagina..) fotorecettori della retina, ovvero le cellule specializzate - coni e bastoncelli - preposte alla traduzione della luce in segnali bioelettrici che arrivano al cervello attraverso il nervo ottico.
I fotorecettori ormai non più funzionanti vengono sostituiti da un fotodiodo, un microscopico apparato elettronico in grado di trasformare la luce in uno stimolo elettrico. Il microchip misura circa tre millimetri e contiene 1600 sensori. Il dispositivo viene inserito al di sotto della retina, in corrispondenza della macula, in modo da stimolare il circuito nervoso che naturalmente collega l’occhio al cervello: in questo modo si sostituisce all’attività delle cellule non più in grado di fare il loro lavoro.
Sono pochissimi i pazienti che possono beneficiare al momento dell’impianto del microchip. La paziente italiana è affetta sin da giovane da retinite pigmentosa, malattia genetica dell’occhio che provoca la graduale riduzione della vista.
“A seguito dell’intervento ci aspettiamo una stimolazione retinica che gradualmente potrà portare la paziente a reimparare a vedere”, afferma Marco Codenotti, che aggiunge: “L’intervento è stato il più complicato che abbia mai eseguito. Ogni passo è fondamentale e delicato e la riuscita dell’intervento può essere compromessa da un momento all’altro. L’aver visto il microchip posizionato correttamente è stato per me una grandissima emozione, un sogno realizzato”.
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06/02/2018 Andrea Sperelli
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Gentile Utente
....si se fosse davvero un problema del r. cervicale potrebbe essere [...]
Gentile Utente
Le ho risposto nell'altra Sua mail.
[...]
Gentile Utente,
giusta valutazione quella del Collega fisiatra. Proiezioni dinamiche e un [...]